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Al festival perdono Egonu e Ferragni

di Roberto Arditti

Attenzione a questi dati SWG sui protagonisti del Festival di Sanremo: sono clamorosamente interessanti.
Lo sono perché parlano di “loro”, cioè di personaggi notissimi che occupano il piccolo schermo, animano i social e riempiono le conversazioni in famiglia o al lavoro.
Ma lo sono anche perché parlano di “noi”, di quello che pensiamo davvero (e che spesso non troviamo il coraggio di dire pubblicamente).

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Ci sono Gianni Morandi e Amadeus, apprezzabili “governatori” della settimana che riescono ad assorbire ogni polemica, forti di una popolarità oggettiva e di una solida coerenza tra ciò che fanno e ciò che sono in una sede di spettacolo e musica (prevalentemente, c’è anche molto altro come sappiamo bene). Non a caso premiati nell’analisi che abbiamo appena visto.
 
Poi ci sono Chiara Francini e Francesca Fagnani, anch’esse promosse: innanzitutto perché vere. La prima con una “recitazione” non facile sul tema della maternità, la seconda capace di portare il discorso fino alla dimensione del carcere minorile, con una scelta non banale e, allo stesso tempo, non retorica.
 
Infine vediamo il giudizio negativo (anche se di poco) per Paola Egonu e Chiara Ferragni. Come si spiega quest’ultimo risultato, pur relativo a due donne di grande popolarità? A mio avviso con una semplice considerazione: Egonu e Ferragni non hanno “giocato” sul loro terreno, hanno provato a fare “altro da sé”. La campionessa di pallavolo insistendo sul tema del razzismo all’italiana, la regina dei social proponendosi in una versione intimistica ed autoreferenziale. 
 
Hanno forzato i loro personaggi Egonu e Ferragni e non sono piaciute. Meglio essere sé stessi, fino in fondo. Anche, o forse soprattutto, sotto le luci dei riflettori.