di Luigi Adriano Tonizzo
I dati settimanali di SWG sulla carne “sintetica” possono essere discussi con due prospettive.
La prima presuppone di addentrarsi nel calderone della polemica politica trovando questa o quella motivazione favorevole o meno.
La seconda è ragionare sul concetto di “nuovo” con la consapevolezza che poco rilevi il soggetto di cui si parla (che sia la nuova frontiera dell’alimentazione di turno o l’IA) ma anzi cercando di chiederci come mai i giovani la vedano in maniera opposta rispetto agli adulti.
Io preferisco la seconda.
Figli primogeniti del globalismo, Gen Z e Millennials sono convinti che questo divieto contrasti quello che per loro è un valore scontato, un dato di fatto: prima il libero mercato, poi tutto il resto.
Chiariamoci, anche i giovani (1 su 2) esprimono perplessità sulla fattispecie in questione, ma poco importa. Perché nell’ecosistema dei social ciò che succede a LA (ma anche a Pechino) dista in realtà una manciata di centimetri (esattamente tanti quanti ne passano tra la pupilla e lo schermo del proprio smartphone), e i giovani sono convinti che se una cosa diventerà di tendenza, allora nessuna barriera potrà limitarla.
D’altronde la forza di questi “piccoli” consumatori è stata in grado di rendere il sushi alla moda. Quanti lo avrebbero immaginato anche solo 10 anni fa?
Ed ecco quindi che per i giovani l’unica cosa certa è che la carne “sintetica” (ma in generale tutte le innovazioni) potrebbe anche non arrivare mai in Italia, ma sarà esclusivamente il mercato (e i trend su TikTok) a deciderlo.