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I giovani sono Amazon-centrici. Facciamocene una ragione

di Luigi Adriano Tonizzo

I dati SWG di questa settimana parlano di Made in Italy. Ma non è tutto.
Come spesso accade i sondaggi vanno letti sapendo che sono in grado di offrirci sempre qualche piccola suggestione in più sul percepito degli italiani.
Vediamo subito questi numeri.

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Guardando al grafico balza subito all’occhio come i giovani siano più attenti a valutare l’ecosostenibilità (e l’equità) di un prodotto in fase di acquisto rispetto agli adulti, che invece si sentono più vicini al binomio qualità – italianità.
Tuttavia non è l’unica indicazione che emerge. Infatti se si osserva con attenzione, si nota come l’artigianalità secondo driver di scelta per il campione (e tanto apprezzata dai Boomers), trova un gradimento minimo per la Gen Z.
 
Vuol dire che i giovani non sono in grado di comprendere il valore del “fatto a mano”? Non direi. Piuttosto significa che nella loro concezione di mondo 2.0 questa caratteristica non viene proprio presa in considerazione, non trova spazio nei pensieri delle nuove generazioni.
 
Di questo dunque dobbiamo prendere coscienza, rassegnandoci al fatto che i giovani preferiscono Nike al calzolaio sotto casa, per il semplice fatto che hanno sempre scelto così. E allora optano per prodotti in scala (e quindi a prezzi inferiori) rassicurandosi dietro alla comodità di scelta e di acquisto.
 
Certo, scegliere chi questi prodotti li vende chiedendo al contempo che siano equi e sostenibili non è esercizio facile, ma tant’è. D’altronde l’abitudine batte (spesso) la logica.
 
Il grande vincitore del XXI secolo? Sicuramente Amazon.